Il perossido di idrogeno è un potente agente ossidante, molto usato nella pratica industriale. E’ uno dei meno tossici, dal momento che l’unico sottoprodotto della sua ossidazione è l’acqua. A livello mondiale, la domanda di H2O2 è in costante aumento, non da ultimo grazie a recenti usi in nuovi processi ossidativi, quali l’epossidazione del propilene e la sintesi del caprolattame. Attualmente l’acqua ossigenata viene prodotta quasi esclusivamente attraverso l’auto-ossidazione dell’antrachinone. Sebbene molto sicuro (non vi è mai contatto diretto tra idrogeno ed ossigeno), questo processo presenta alcuni svantaggi, quali ad esempio gli alti costi di esercizio, dovuti in particolare all’alta richiesta energetica per la separazione e la purificazione del perossido prodotto.
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Questa tesi espone il lavoro realizzato nell’ambito di due diverse attività, entrambe riguardanti lo sviluppo di modelli magnetici agli elementi finiti per l’ottimizzazione di macchine per la fusione. In particolare gli argomenti trattati riguardano la progettazione dell’acceleratore elettrostatico del prototipo di Iniettore di Neutri (NBI) per ITER e del sistema di controllo attivo delle instabilità MHD di cui è dotato l’esperimento RFX-mod in configurazione Reverse Field Pinch (RFP), rispettivamente il primo in costruzione e il secondo già operante al Consorzio RFX a Padova. TER, il primo reattore sperimentale a fusione in costruzione a Cadarache (Francia), sarà dotato di due NBI, ciascuno in grado di iniettare nel plasma fino ad una potenza di 16.5 MW, mediante l’accelerazione di ioni negativi di idrogeno o deuterio con energia fino a 1MeV.
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Oltre al Portland detto “ordinario” sono disponibili cementi di diversa compsizione per usi specifici. I vari tipi sono classificati secondo la norma ASTM C 150-74 e C 175 sulla base della composizione. Le pozzolane sono la soluzione al problema della deteriorabilità del cemento Portland in presenza di acque aggressive ad elevato contenuto di CO2. Le pozzolane reagiscono con la calce di idrolisi impedendone la carbonatazione e la conseguente dissoluzione. Poichè le diverse pozzolane hanno diverso tenore di silice reattiva, la quantità ottimale di pozzolana o materiale pozzolanico da aggiungere deve essere determinata volta per volta facendo provini di clinker addizionati di quantità crescenti di pozzolana. La presenza di eccesso di pozzolana provoca il decadimento delle proprietà meccaniche del manufatto cementizio.
La elevata resistenza meccanica del calcestruzzo deriva dalla capacità legante del gelo di cemento, ammasso poroso di prodotti di idratazione (C-S-H) associato a prodotti cristallini e granuli residuidi cemento anidro. A causa della elevata superficie specifica, tra le particelle di gelo di cemento si instaurano numerosi legami deboli o secondari (idrogeno e Van der Waals) responsabili della resistenza meccanica della pasta di cemento indurita. Di particolare importanza ai fini della resistenza è la zona di transizione che corrisponde alla interfaccia tra la pasta di cemento e gli elementi di aggregato, la cui presenza nel calcestruzzo induce notevoli variazioni nella struttura porosa della pasta indurita formando attorno agli elementi di aggrgegato regioni porose aggiuntive di 15-25 mm. Effetto è particolarmente accentuato per aggregati di dimensioni elevate
La crescente richiesta di autovetture a motore diesel, abbinata all'introduzione di normative con specifiche sempre più stringenti sulla riduzione del contenuto di idrocarburi aromatici e di zolfo nonché l’incremento del numero di cetano nei carburanti, ha obbligato le maggiori compagnie petrolifere a focalizzare le proprie risorse sull’ottenimento di elevati quantitativi di combustibili diesel con migliori caratteristiche qualitative e quindi una migliore compatibilità ambientale. Questo obiettivo non può essere raggiunto con semplici modifiche degli attuali processi di raffineria, ma richiede il
trattamento catalitico di frazioni di minor valore, mediante reazioni di idrogenazione e di idrogeno lisi/ring-opening. L’attività di ricerca della presente Tesi di Dottorato era finalizzata allo sviluppo di nuovi catalizzatori per l’incremento della qualità nei
combustibili diesel.
Gli apparecchi di illuminazione per l’emergenza devono rispondere alla norma generale sugli apparecchi di illuminazione CEI EN 60598-1 (classificazione CEI 34-21) e naturalmente alla norma CEI EN 60598-2-22 (CEI34-22) riferita allo specifico uso, ovvero alle CEI EN 60079 in presenza di atmosfere esplosive. Gli apparecchi per l’illuminazione di emergenza sono suddivisi in: apparecchi di emergenza autonomi, in cui la fonte di alimentazione di emergenza sussidiaria è interna all’apparecchio o almeno nelle strette vicinanze e apparecchi di emergenza ad alimentazione centralizzata, in cui la fonte di alimentazione sussidiaria non risiede nell’apparecchio, ma proviene da una sorgente indipendente dall’alimentazione ordinaria.
Nello spazio comunitario, gli impatti ambientali derivanti dalle attività produttive si stanno riducendo sensibilmente: periodo recessivo dell'economia; spostamento delle produzioni a maggior impatto verso i Paesi in via di sviluppo; impegno politico della Comunità Europea; volontà delle imprese. L’Italia ha contribuito con una riduzione delle emissioni complessive pari all’11%, a cui ha corrisposto un miglioramento in termini di efficienza. La misura dell’impegno del nostro sistema produttivo nel campo della Green Economy è data dalle quasi 328mila imprese dell’industria e dei servizi che hanno investito nel periodo 2008 – 2013 in prodotti e tecnologie green in grado di assicurare un maggiore risparmio energetico e/o un minor impatto ambientale. Gli eco-investimenti hanno effetti positivi su: costi aziendali, vendite ed occupazione
I risultati ottenuti dopo tre settimane di sperimentazione su 6 linee di prova indipendenti, non hanno mostrato una sostanziale differenza di comportamento imputabile alla presenza della miscela idrogeno/metano. Due delle 6 linee (una con metano puro ed una con miscela) hanno mostrato una lenta ma decisa diminuzione della pressione, probabilmente dovuta ad un errore di installazione delle flange e/o a difetti realizzativi delle guarnizioni. Le restanti linee non hanno mostrato sostanziali variazioni di pressione, indice di assenza di perdite significative. Questi risultati consentono di concludere che, almeno sul breve periodo, i materiali di cui sono costituite le guarnizioni spirometalliche installate (AISI 316 + grafite) non evidenziano una particolare permeabilità all’idrogeno.
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L'eccessiva degradazione delle prestazioni è una delle problematiche principali per la commercializzazione delle celle a combustibile a metanolo diretto (DMFC); le indagini sperimentali disponibili in letteratura mostrano che la degradazione ha due contributi, uno permanente ed uno temporaneo. Quest'ultimo può essere recuperato a seguito di un’interruzione del funzionamento, ma la sua origine non è del tutto compresa. Questo lavoro di dottorato propone un'indagine sperimentale sistematica sui meccanismi di degradazione temporanea e permanente delle DMFC.
Esistono numerosi processi biologici che consentono la produzione di energia in maniera indiretta, quali ad esempio i processi di digestione anaerobica finalizzati alla produzione di biogas e/o produzione biologica di idrogeno. In tale contesto si inserisce la tecnologia delle Microbial Fuel Cell, che consente la produzione diretta di energia elettrica, finalizzata al recupero energetico inteso al miglioramento dell’efficienza energetica e alla riduzione dei costi d’esercizio di impianti di trattamento biologico dei reflui. Il lavoro riporta i risultati dell’attività di ricerca condotta su una MFC (Microbial Fuel Cell) a doppio stadio biologico per il trattamento di reflui ad elevato carico organico e produzione continua di energia elettrica.
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Le caratteristiche di biofilm problematici (come fouling e clogging) sono stati studiati ponendo l’attenzione sulla rimozione e il destino dei metalli in tracce durante l’attività di un impianto a membrane in scala pilota per il trattamento di acque reflue reali di una zona industriale. È stato effettuato un processo di digestione anaerobica in 2 fasi per la produzione contestuale di idrogeno e metano attraverso il trattamento della frazione organica di rifiuti solidi urbani in scala pilota. I risultati mostrano che anche senza un inoculo è possibile la produzione stabile di bio-hytane.
Per individuare il più corretto trattamento di bonifica dell’impianto è necessario considerare il grado di contaminazione batterica dell’impianto, la tipologia di impianto e materiali impiegati, la presenza di incrostazioni, corrosioni o biofilm. I trattamenti di shock termico e iperclorazione hanno evidenziato nel tempo problematiche legate alla corrosione degli impianti, formazione sottoprodotti con necessità di ripetere periodicamente il trattamento di bonifica nonché, in alcuni casi, sostituire interi tratti della rete di distribuzione acqua sanitaria. Tecniche di bonifica, fino a pochi anni fa ritenute alternative (dosaggio soluzione di perossido di idrogeno e ioni Ag+, lampade a raggi UVC) stanno evidenziano notevoli vantaggi in termini di efficacia disinfettante, costi e semplicità di esercizio.
La soluzione acquosa di urea viene riscaldata mediante vapore saturo per produrre una miscela gassosa contenente NH3. È richiesto un preciso controllo della temperatura per evitare danni all’idrolizzatore. A tal proposito viene installato un desurriscaldatore per ridurre la temperatura del vapore surriscaldato mediante l’iniezione di acqua al fine di rispettare la temperatura di progetto del reattore di idrolisi. Il set point della temperatura del vapore da alimentare viene raggiunto mediante un circuito di regolazione.
Alcune decine di centrali termoelettriche (CTE) utilizzanti l’olio combustibile denso (OCD) come combustibile principale o secondario sono state classificate nel dicembre 2010 come stabilimenti a rischio di incidente rilevante secondo il Dlgs 334/99 e smi. L’industria petrolifera europea ha infatti aggiornato la classificazione dell’OCD come sostanza pericolosa per l’ambiente (fasi di rischio R50/53 o H410: molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata). Diversi incidenti durante il trasporto marittimo hanno infatti evidenziato come il rilascio in mare dell’OCD ha comportato l’inquinamento di coste con notevoli problemi per la successiva operazione di bonifica.
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Questa tesi tratta della reazione di ossidazione dell'idrogeno su un catalizzatore di platino in una geometria a flusso stagnante. In particolare, si analizzano gli effetti di: attività del catalizzatore, geometria del reattore e fluidodinamica sulla cinetica della reazione. Inizialmente, sono stati eseguiti dei trattamenti termochimici per analizzare la variazione dell'attività del catalizzatore, poi si è valutato l'effetto del mass transfer confrontandosi con la letteratura.
Il lavoro di tesi svolto ha avuto come obiettivo la messa in servizio di una serie di test sullo stack Ballard e la sistemazione dello stack UBZM, parallelamente ad una ricerca bibliografica sui problemi riscontrati durante le sperimentazioni. Nella parte iniziale del lavoro di tesi, sono state svolte numerose prove sullo stack Ballard. Le prime misurazioni hanno riguardato l’efficienza dello stack e i transitori di corrente, ottenendo che le prestazioni migliori si raggiungono ad elevate temperature dello stack; successivamente, lo stack è stato collegato al carico elettronico MMates. Dopo aver installato un sistema di raffreddamento del carico, si sono costruite le curve di polarizzazione; anche in questa prova si è visto che le migliori performances si ottengono quando lo stack opera ad alte temperature.
Il lavoro di tesi verte sull’avviamento di un laboratorio di prove su celle a combustibile. Verranno descritte le caratteristiche generali di tali celle con un approfondimento sulle PEMFC, che è la tipologia di celle in dotazione al laboratorio. Delle celle in prova verranno presentate caratteristiche e grafici. Il laboratorio è dotato di un sistema autonomo di approvvigionamento dell’idrogeno che, però, ha presentato dei problemi che verranno descritti insieme a una panoramica generale sul ciclo dell’idrogeno con un calcolo sul rendimento.
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L‘argomento principale della tesi, molto dibattuto nella scienza di oggi, è lo stoccaggio di energia. Più precisamente questo lavoro affronta lo stoccaggio tramite idrogeno usando materiali chiamati idruri. Lo scopo del lavoro sullo stoccaggio diretto di idrogeno è stato lo studio di un nuovo materiale misto per lo stoccaggio dell'idrogeno solido, in linea con l'attuale tendenza di cercare composti con densità gravimetrica di idrogeno molto alta, ma che generalmente hanno anche problematiche alte temperature di desorbimento.
Lo scopo di questo lavoro è la valutazione di una parte del meccanismo di combustione catalitica del metano proposto da Deutschmann et al. nel 1996, la combustione dell’idrogeno. Verranno utilizzati modelli 0D per le analisi preliminari, per poi passare a modelli 1D e 2D nel tentativo di interpretare set di dati sperimentali ottenuti precedentemente nei laboratori del DIPIC. Si sono utilizzati ambienti di sviluppo di terzi: Cantera, come l’interprete cinetico, e Comsol Multiphysics 4.2, per la fluidodinamica numerica. Questi possono comunicare tramite un’interfaccia comune in Matlab.
Il perossido di idrogeno rappresenta un composto le cui caratteristiche sono coerenti con alcune delle disposizioni adottate dalla chimica verde, malgrado il processo per produrlo industrialmente sia molto costoso ed abbia un impatto ambientale non indifferente. Di conseguenza la ricerca di un metodo sostenibile per produrre l’H2O2 rappresenta un interessante argomento di investigazione, in quanto la sintesi diretta del composto permetterebbe di abbassare notevolmente i costi (d’impianto e d’esercizio) e soprattutto di evitare l’impatto ambientale del processo attualmente impiegato per la produzione industriale di H2O2 (autossidazione dell’antrachinone).
Analisi delle Protezioni degli impianti da Fulmini:
- Impianti parafulmini
- Messa a terra
- Equipotenzialità
Analisi delle Protezioni degli impianti da Sovratensione:
- Scaricatori per corrente da fulmine e limitatori di sovratensione
- Spinterometri di sezionamento
- Equipotenzialità antifulmine
Analisi protezione Antifortunistica:
- Dispositivi di messa a terra ed in corto circuito
- Rilevatori di tensione e comparatori di fase, fioretti di manovra
Presentazione del principio di protezione in aree pericolose
Prodotti e applicazioni settore petrolchimico
Esempi di applicazione Sistemi in zona EX
Questo lavoro descrive la produzione di idrogeno per digestione anaerobica di siero di latte, glucosio e melasso utilizzando 4 ceppi Thermotoga termofili. Tutte i 4 ceppi di Thermotoga testati (T. neapolitana, T. maritima, T. naphtophila, T. petrophila) sono stati in grado di produrre H2 dal siero di latte, glucosio e melasso, sia in prove con biomassa sospese che adesa. Con tutti i tre substrati, le migliori prestazioni sono state ottenute con T. neapolitana. Sono state condotte alcuni test per selezionare il supporto ottimale per le condizioni con biomassa adesa. Sono stati testati 4 tipi di supporti, 3 in vetro sinterizzato e uno in materiale ceramico; il supporto scelto è stato Biomax.
Il materiale residuo prodotto dalla termovalorizzazione dei rifiuti urbani è costituito dalle scorie di fondo, dalle ceneri leggere e dalle polveri provenienti dal trattamento dei gas acidi. Le ultime due componenti del residuo sono raccolte insieme nei sistemi di filtrazione e cosituiscono le ceneri APC. Le scorie di fondo e le ceneri APC rilasciano metalli e sali nell’ambiente, così è necessario pre-trattare i residui prima dello smaltimento in discarica o di un riutilizzo. Tra i diversi trattamenti, il processo di carbonatazione e il lavaggio con acqua sono i più recenti.
Analisi dell'offerta attuale dell'industria dell'auto nel campo dell'efficienza e valutazione dello studio di combustibili alternativi in grado di migliorare la qualità e la quantità delle emissioni.
In questo elaborato, si è svolta una review delle analisi energetiche ed economiche dei principali metodi di produzione di idrogeno attualmente disponibili o ancora in fase di studio. Le tecnologie che si basano sui combustibili fossili, le quali sono ad un livello di maturazione completo, presentano rendimenti alti, con margini di intervento che sembrano ridotti. Queste tecnologie sono conseguentemente anche quelle che portano ai minori costi di produzione dell’ H2. Processi ad alta efficienza sono anche quelli che sfruttano le centrali idroelettriche per alimentare elettrolizzatori, ma la letteratura ha dimostrato che questo accoppiamento è economicamente poco vantaggioso. Gli altri sistemi produttivi basati sull’utilizzo di fonti rinnovabili presentano ad oggi rendimenti relativamente bassi e costi di produzione elevati.
Focus sulla produzione d’idrogeno per via fermentativa sfruttando il metabolismo anaerobico di particolari batteri estremofili del genere Thermotoga. In questo lavoro, svolto in seno al progetto Bio-Hydro, sfruttando reattori batch da 116 mL, è stato selezionato il ceppo migliore di Thermotoga fra i quatto ceppi testati: T. neapolitana. Una volta individuato il candidato batterico migliore è stato individuato il valore ottimale di pH (8.5 a t.amb) per la produzione d’idrogeno. Un intenso lavoro è stato svolto sul medium di coltura permettendone la minimizzazione e rendendolo così economicamente sostenibile per il suo utilizzo nel reattore da 19L; in questo caso il glucosio è stato completamente sostituito con due sottoprodotti agroindustriali individuati in precedenza, il melasso di barbabietola e il siero di latte. Sono stati poi eliminati i gravosi micronutrienti e le vitamine.
Necessità di un sistema di protezione dai fulmini per impianti a biogas
Dopo la scadenza del 1 luglio 2003,data di abrogazione delle direttive 76/117/CEE e 82/130/CEE, la direttiva ATEX 99/9/CE e la direttiva 99/92/CE, diventano l’unico riferimento per quanto attiene apparecchi e sistemi di protezione destinati ad essere utilizzati in atmosfera parzialmente esplosiva. Siccome in un impianto biogas è da aspettarsi una miscela esplosiva di aria e gas,questi impianti sono da classificare a rischio
Obiettivo del presente lavoro è quello di simulare, tramite un codice fluidodinamico, l'iniezione diretta dell'idrogeno e il conseguente miscelamento con l'aria, in un motore a combustione interna di 500 cm3, e di confrontare i risultati ottenuti con un modello preesistente validato con i dati sperimentali ottenuti precedentemente al banco dal personale di laboratorio. Il modello è stato usato per verificare come la geometria della camera di combustione influenzasse il miscelamento aria-idrogeno nel cilindro.
Il lavoro riguarda l’effettuazione di test di caratterizzazione volti alla determinazione sperimentale del coefficiente di adsorbimento dinamico e del coefficiente di diffusione di gas nobili radioattivi (Kr-85 e Xe-133) per tre differenti tipi di carbone attivo. Uno dei tre sarà utilizzato come materiale adsorbente all’interno del sistema di trattamento dell’effluenti gassosi (TEG) dell’impianto nucleare tipo EPR in costruzione a Flamanville, Francia. Tale lavoro è stato svolto in ambito del contratto N°YR4222. La ricerca svolta ha comportato la progettazione e la realizzazione di un apparato sperimentale denominato MiniTEG3 con il quale è stato possibile caratterizzare il materiale adsorbente per diverse condizioni operative: stazionarie, transitorie e diffusive.
La presente tesi di dottorato presenta gli apetti di sicurezza delle miscele idrogeno / metano.
La parte teorica ha riguardato lo studio delle tecniche di misura delle concentrazione delle miscele con aggiunta di idrogeno fino ad un 30%vol. in metano. Attività sperimentali di rilascio e stratificazione in ambiente chiuso ed in ambiente dotato di ventilazione naturale sono state condotte presso il laboratorio del Dipartimento. Le concentrazioni sono state misurate con l'ausilio di sensori ossigeno e gas cromatigrafia.
Simulazioni CFD sono state condotte per la verifica della riproducibilità delle caratteristiche di dispersione e stratificazione delle suddette miscele.
In questo questo lavoro sono state caratterizzate chimicamente e meccanicamente due masse refrattarie di paniera a diverso contenuto di MgO per comprendere la loro resistenza alla corrosione da parte dell'acciaio liquido e della scoria. Sono stati poi condotti studi con un tracciante mescolato in queste masse per comprendere gli effetti di questa sostanza sulle propriet dell'intonaco refrattario; è stata studiata la possibilit di utilizzare questa tecnica per isolare l'effetto dello strato di usura della paniera sulla qualità dell'acciaio. Infine stato analizzato l'effetto del refrattario di paniera sulla qualit dell'acciaio tramite analisi SEM delle inclusioni e misurazioni della quantit di idrogeno disciolto nel metallo fuso.
L’obiettivo di questo elaborato è analizzare in termini di efficienza, producibilità e costi uno dei metodi per la produzione di idrogeno utilizzando la fonte solare: i cicli termochimici. In particolare, l’attenzione viene posta sul ciclo termochimico a base di ossido di zinco, che la letteratura considera il più promettente dal punto di vista di uno sviluppo su larga scala.
Tali cicli utilizzano l’energia termica fornita dalla radiazione solare per far reagire chimicamente dei reagenti ausiliari (che vengono consumati e rigenerati nel corso del processo) al fine di decomporre la molecola d’acqua, dando come prodotto finale idrogeno. La temperatura operativa, grazie a questi reagenti ausiliari, viene notevolmente abbassata rispetto a quella richiesta per la scissione diretta dell’acqua.
Biogas: inquadramento normativo, Valore giuridico di norme, regolamenti, DL 233/2003: richiama la direttiva 99/92 CE relativa alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, Direttiva Europea 94/9 CE: apparecchiature in ambienti a rischio d'esplosione, EN 1127-1, 5 : Atmosfere esplosive - Prevenzione dell'esplosione e protezione contro l esplosione (Art. 5.3.8, e Art. 6.4.8). Le origini del biogas, l’esempio della Germania e dell'Austria.
L’oggetto del presente studio è un impianto di cogenerazione alimentato ad idrometano asservito alla gestione termica di una piscina costruita all’interno del centro sportivo universitario di Tor di Quinto.
Il laboratorio di sperimentazione connesso alla realizzazione di tale impianto ha come obiettivi la promozione di sistemi
innovativi per la gestione energetica ed economica dell’Ateneo e la sostenibilità ambientale all’interno di una grande città
come Roma. Di fatto, tale laboratorio si configura come uno dei nuovi centri di autoproduzione facente capo alla smart grid della Sapienza costituendo il primo sistema ibrido realizzato in Italia che impiega, in modo sinergico e razionale, le tecnologie della cogenerazione, del fotovoltaico e della produzione di idrogeno a bassa pressione ( 15 bar ) mediante processo elettrolitico.
Nelle regole della sicurezza per impianti Biogas agrari BGR104 parte E2 (BGR = Cooperativa professionale Agraria) viene precisato, che in zone a rischio di esplosione devono essere applicate «misure che evitano l’innesco di un’atmosfera a rischio di esplosione» per evitare fonti d’innesco.
Nel dimensionamento di impianti elettrici, le conseguenze dell‘impatto del fumine devono essere portate ad un valore non pericoloso, in riferimento alla IEC/ EN 62305-3.
UNI 10617-2012 Eliminazione tabella di corrispondenza con la UNI 10616
UNI 10616-2012 Testo completamente rinnovato ed aggiornato alle best practices nazionali ed internazionali. E’ una linea guida applicativa per la UNI 10617-2012
Approfondimento e analisi in ambito sicurezza (safety) e controllo in ambito ATEX
Il primo settembre 2012 è partito il progetto “European-wide field trials for residential fuel cell micro-CHP”, finanziato dalla CE, sui sistemi micro CHP (mCHP) basati sulle celle a combustibile per utilizzo residenziale. Il progetto prevede l’installazione in ambito residenziale, e il monitoraggio, di circa 1000 sistemi micro-CHP in 12 Paesi Membri, in modo da ottenere un archivio di dati riferiti ai consumi energetici domestici in diversi mercati europei.
L’integrità di un impianto può essere definita come la capacità dello stesso a svolgere le funzioni richieste in modo efficace ed efficiente con la salvaguardia delle persone e dell’ambiente. Uno dei requisiti chiave per la prevenzione degli incidenti rilevanti è l’assicurazione dell’integrità degli impianti ed in particolare dei sistemi critici per il contenimento delle sostanze pericolose (infiammabili, tossiche, eco tossiche ed esplosive) e per la sicurezza attiva e passiva.
La normativa tecnica riguardante i Sistemi di Gestione della Sicurezza per la Prevenzione degli Incidenti Rilevanti (PIR) nasce a seguito dell’evoluzione della legislatura, sia nazionale che europea, emanata a valle di un tragico incidente italiano, il disastro di Seveso.